sabato 6 settembre 2008

IO E LA MATEMATICA

Innanzitutto vorrei spiegare cosa sia la matematica per me. In due parole: tutto! Lei è ovunque e ci coinvolge in ogni aspetto del quotidiano, dal fare la spesa, alle più complesse operazioni lei è la protagonista assoluta. Per me essa è contemporaneamente una scienza, una teoria, ma anche quanto di più pragmatico esista nella vita di tutti i giorni.
Il mio primo approccio con la matematica è stato a scuola, in prima elementare, ma ne ho un ricordo molto flebile, come anche per quanto riguarda la prima volta che ho incontrato un numero grande, una cosa che mi è rimasta impressa è invece quando ho imparato l’orologio (e i soldi). Un mio zio insistette, fin dalla prima elementare credo, affinché imparassi a leggere l’orologio e ricordo che inizialmente non volevo perché mi sembrava noioso e non ci volevo sprecare tempo. Successivamente, dopo qualche piccola insistenza e facendomelo sembrare un gioco (mi faceva degli indovinelli) scopersi finalmente che avevo imparato a leggere l’ora in men che non si dica ed ero persino una delle prime nella mia classe a saperlo fare. Ringrazio ancora mio zio per la pazienza avuta con una bambina pigra come lo ero io!
Da questo aneddoto della mia infanzia si apre il divario tra le esperienze extrascolastiche, per me più positive, e quelle scolastiche, decisamente catastrofiche!
Il mio rapporto con la matematica è sempre stato abbastanza conflittuale dalle medie in poi. Purtroppo ho incontrato molti professori, succedutisi durante la mia carriera scolastica, che non avevano, a mio avviso, né amore per la materia né amore per l’insegnamento e gli studenti in generale.
Alle medie i professori che ho avuto non avevano nessuna cura di chi non riusciva a seguire agevolmente e quelle rare volte che rispiegavano lo facevano sempre allo stesso modo, perciò non si andava da nessuna parte e intanto le mie lacune si accumulavano…
Alle superiori raggiunsi il top della mia deficienza matematica grazie alla enorme deficienza della mia professoressa.
Quando spiegava si metteva di spalle alla classe e scriveva interminabili espressioni e logaritmi senza curarsi di chi seguiva e di chi invece, come me, pensava parlasse arabo! Non solo, quelli che avevano tra il quattro e mezzo e il cinque e mezzo fissi come me, non venivano chiamati molto spesso alla lavagna, solo il minimo indispensabile per le interrogazioni, perché altrimenti, a sua detta, si perdeva troppo tempo.
Poi, dalla quarta liceo in poi, decisi di andare a ripetizione di matematica da un altro professore, prima non ne volli sapere, ero talmente demotivata e afflitta( visto che lei stessa faceva delle ripetizioni previste dal mio stesso liceo)…
Ed ecco finalmente che mi si incominciò a squarciare il velo di confusione col nuovo insegnante di ripetizioni di matematica.
Era paziente, sapeva spiegare uno stesso argomento in tanti modi differenti, finalmente, acquisii fiducia e interesse per quella materia a me tanto ostile…purtroppo poi tornando in classe con la mia docente avevo ormai un blocco e continuavo a non brillare in matematica anche se infine raggiunsi il tanto agognato 6!
Questo avvenimento mi fece però capire che non ero io ad essere ipodotata, anche se poi alcune delle mie lacune sono rimaste purtroppo, ma è l’insegnante ad essere determinante, altrimenti il povero allievo sarà compromesso per sempre.
Nonostante tutto, questa mia esperienza ha rappresentato uno degli stimoli che mi hanno spronato a diventare (o almeno a tentare di diventare, nel limite del mio meglio!) una brava e soprattutto motivata insegnante per non ripetere gli errori fatti dai cattivi insegnanti che ho avuto io e per lasciare qualcosa di veramente concreto ai miei alunni.

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