INTERVISTA A FILIPPO BRUNELLESCHI: L’INTERPRETAZIONE MATEMATICA DELLA PROSPETTIVA
Salve Sig. Brunelleschi.
Salve a lei.
Allora, mi parli della sua invenzione e delle conseguenze di questa importante scoperta.
Bé, ho fatto tesoro delle esperienze passate, mi riferisco a tutti i passi in avanti della storia dell’architettura e sono arrivato alla conclusione che la prospettiva potesse essere codificata matematicamente e l’ho resa ripetibile scientificamente, grazie a precise regole matematiche.
In definitiva, l’applicazione pratica per cosa serve?
Per rendere “universale” la rappresentazione della prospettiva tridimensionale, tenendo presente alcune variabili che si presentano costantemente (punto di fuga, altezza dell’osservatore, linea d’orizzonte, ecc…). Sono riuscito a mettere insieme i singoli elementi architettonici del passato per controllarne il risultato compositivo d’insieme proprio grazie alla prospettiva . Oggigiorno questa tecnica si chiama “rendering contestualizzato” , cioè rendere foto-realistico l’intervento progettuale calato nel contesto. Un esempio del genere è la mia cupola del duomo di S. Maria del Fiore a Firenze: ho disegnato la mia cupola in prospettiva e ho calato il mio disegno su quello preesistente riportando gli stessi punti di fuga però, per controllare preventivamente la bontà dell’intervento progettuale nel contesto.
Pensa sarà determinante il suo operato in futuro?
Assolutamente sì, se non fondamentale. Perché ancora oggi si parla e si rappresenta (anche in pittura, non solo in architettura) in prospettiva, che finalmente è un parametro misurabile universalmente, tutti lo fanno allo stesso modo grazie alla mia reinterpretazione matematica della stessa. Senza considerare poi che oggi è una vera e propria scienza della rappresentazione.
La ringrazio molto per questa intervista, è stata letteralmente illuminante!
Non c’è di che.
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