lunedì 8 settembre 2008

Il mio albero genealogico



Questo è l'albero genealogico della mia famiglia! Sono riuscita a costruirlo grazie a un programma chiamato My Heritage, il quale è abbastanza semplice da usare ed anche divertente perchè ti permette di arricchire il tuo albero con diverse informazioni e con foto.
Qui mi sono limitata a presentare la mia famiglia "solo" in base alla stretta parentela (nonni, nonne, mamma, papà, zii, zie, sorelle e nipoti).
Basterà cliccare sull'immagine del mio albero genealogico per visualizzarlo in dettaglio.

sabato 6 settembre 2008

Il morbo discalculico

IL MORBO DISCALCULICO
Questo è un infausto giorno per la terra e gli esseri umani tutti: la terra è stata invasa da degli extraterrestri!
Questi extraterrestri però, non sono come di solito ci si immagina un marziano, niente antenne, niente omini verdi squamosi, niente altissimi uomini grigi dagli occhi enormi, no, niente di tutto questo.
Gli abitanti del pianeta Diskalk sembravano uomini normali, solo un po’ più alti di noi umani, vestiti con delle tute che sembrano quelle della polizia scientifica, tutti uguali, coperti completamente, tranne gli occhi. Quegli occhi erano davvero strani, sembravano i display di una calcolatrice in tilt.
Erano alieni pacifici, a cui piaceva molto viaggiare per le galassie, ma portavano con sé una terribile e contagiosa epidemia: il morbo discalculico.
Era una disastrosa malattia che si diffondeva tramite delle esalazioni incolore, ma dal disgustoso aroma di ruggine che gli alieni emettevano proprio da quegli occhi-display e che impediva di fare qualunque attività legata alla matematica…praticamente impediva quasi ogni cosa!
Le povere signore terrestri al mercato non erano in grado di sapere quanta frutta o verdura comprare, non sapevano più cosa farsene dei soldi; le maestre di matematica non riuscivano ad insegnare ai bambini le tabelline e quando cercavano di pronunciare i numeri uscivano fuori dalla bocca dei mugugni strani che appestavano l’aria di odore di ruggine; non si riusciva a sapere che giorno era, che mese era, che ore erano! Insomma, tutti, grandi professionisti, bambini, mamme, papà, ausiliari del traffico, infermieri, ballerine, proprio tutti erano come piombati in un brutto incubo!
Era il caos più totale: i terrestri erano letteralmente in preda al panico e non sapevano perché tutto ciò che era loro familiare e rassicurante stava scomparendo senza un motivo! Gli alieni poi, dal canto loro, erano totalmente inconsapevoli dei guai che avevano procurato. Anche se a loro piaceva il nostro pianeta per le sue innumerevoli bellezze, notavano però che gli abitanti del pianeta Terra si comportavano davvero in modo strano…sembravano tutti matti! Decisero perciò di abbandonare la Terra in tutta fretta, anche se con un po’ di malumore, visto che non erano riusciti a legare molto coi suoi abitanti.
Non appena se ne andarono le cose sulla terra tornarono magicamente come prima: finalmente i bambini sapevano di nuovo le tabelline a menadito, si poteva nuovamente fare la spesa con tranquillità, ma soprattutto non c’era più quel disgustoso odore di ruggine! Sembrava tutto così bello, normale, finalmente. Nel frattempo, sulla navicella spaziale i pericolosi abitanti di Diskalk stavano facendo il resoconto del loro viaggio quando a un certo punto il capitano della nave esordì all’improviso dicendo: “@#sJKMçrf@#@#sJKMçrf@#aç-ùèàs-.d]]]]]]]]]]]]]***”, che in diskalkulese significa più o meno: “Caspita, ho scordato di comprare sulla Terra 375 gr. di pasta, dobbiamo tornare indietro!!”.
I terrestri avranno contagiato gli alieni con la “calculia”?

Intervista a Filippo Brunelleschi

INTERVISTA A FILIPPO BRUNELLESCHI: L’INTERPRETAZIONE MATEMATICA DELLA PROSPETTIVA

Salve Sig. Brunelleschi.
Salve a lei.
Allora, mi parli della sua invenzione e delle conseguenze di questa importante scoperta.
Bé, ho fatto tesoro delle esperienze passate, mi riferisco a tutti i passi in avanti della storia dell’architettura e sono arrivato alla conclusione che la prospettiva potesse essere codificata matematicamente e l’ho resa ripetibile scientificamente, grazie a precise regole matematiche.
In definitiva, l’applicazione pratica per cosa serve?
Per rendere “universale” la rappresentazione della prospettiva tridimensionale, tenendo presente alcune variabili che si presentano costantemente (punto di fuga, altezza dell’osservatore, linea d’orizzonte, ecc…). Sono riuscito a mettere insieme i singoli elementi architettonici del passato per controllarne il risultato compositivo d’insieme proprio grazie alla prospettiva . Oggigiorno questa tecnica si chiama “rendering contestualizzato” , cioè rendere foto-realistico l’intervento progettuale calato nel contesto. Un esempio del genere è la mia cupola del duomo di S. Maria del Fiore a Firenze: ho disegnato la mia cupola in prospettiva e ho calato il mio disegno su quello preesistente riportando gli stessi punti di fuga però, per controllare preventivamente la bontà dell’intervento progettuale nel contesto.
Pensa sarà determinante il suo operato in futuro?
Assolutamente sì, se non fondamentale. Perché ancora oggi si parla e si rappresenta (anche in pittura, non solo in architettura) in prospettiva, che finalmente è un parametro misurabile universalmente, tutti lo fanno allo stesso modo grazie alla mia reinterpretazione matematica della stessa. Senza considerare poi che oggi è una vera e propria scienza della rappresentazione.
La ringrazio molto per questa intervista, è stata letteralmente illuminante!
Non c’è di che.

Intervista al genio della porta accanto

INTERVISTA AL GENIO DELLA PORTA ACCANTO: arch. ANTONIO LIPPO

Quali emozioni suscita in te la matematica?

Curiosità ripetibile (per es. i giochi matematici).
Qual è il primo ricordo legato alla matematica?

Il primo ricordo legato alla matematica è prescolare ed è stato quello di crearmi il parallelo tra il numero e l’orario in cui mia mamma mi diceva di tornare a casa perché non conoscevo ancora il concetto di numero e dovevo trovare una soluzione: perciò d’inverno erano le 17.00 quando si accendevano le luci in paese e d’estate le 20.00 erano quando faceva buio.
Cos’è per te la matematica?
E’ la base di un ragionamento logico che non riguarda solo l’aspetto numerico, questo processo infatti lo applico anche in situazioni. Che apparentemente nulla hanno a che vedere con la ripetibilità di un evento matematico. Anche in campo sentimentale , ad esempio, quantifico proprio numericamente i pregi e i difetti di una persona e nell’eventualità decisionale, prendo in considerazione i diversi aspetti, numerici, delle caratteristiche positive e negative. Non è un eccesso di razionalità, ma un atteggiamento concreto che mette in discussione tutti gli aspetti, pratici e non.
Tre aggettivi che descrivono la matematica.
Certezza, ripetibilità e ragionamento logico.
Tre motivi per scegliere lo studio della matematica.
Passione perché stimola la curiosità, per utilizzo pratico nel senso più empirico possibile, più materiale e venale, se vogliamo, possibile e infine per il calcolo delle probabilità. Ma l’elenco potrebbe continuare all’infinito.
Quanta influenza hanno avuto gli insegnanti nel tuo rapporto con la matematica?
Molto limitata, in quanto non mi hanno mai tolto il piacere di studiarla, nonostante fossero tutti mediocri.

Se ti si presentavano problemi particolarmente ostici, quanto tempo vi dedicavi?
Da un secondo a una settimana, dipende dall’entità. Per me l’importante era risolverli!
La matematica ha influito nelle tue scelte (professionali o scolastiche)?Se sì, in che misura?
Naturalmente parecchio. Ne ho fatto non solo la mia professione, ma la base del mio modo di vivere.
Se dovessi convincere qualcuno a studiare la matematica cosa gli diresti?
Gli direi studiala pensando a cosa ti serve la risoluzione dell’apparente ed inutile esercizio che stai svolgendo.
Se dovessi insegnare la matematica a un bambino quale approccio useresti e perché?
Assocerei l’esercizio all’aspetto pratico e questo vale non solo per i bambini, ma per tutti. Perché la matematica non è astratta, ma ha una sua utilità.
Secondo te perché in molti trovano difficoltà in questa materia?
Perché molta gente impara meccanicamente senza porsi la domanda: a che serve? Ma soprattutto perché non ci sono insegnanti che ti diano la risposta a quella fatidica domanda.
Per una buona riuscita nella materia cosa deve fornire necessariamente l’insegnamento della matematica?
E’ fondamentale che l’insegnante semplifichi il concetto, non il metodo però.
Sarebbe bene rivedere lo studio della matematica, quindi?
A mio avviso, bisognerebbe rivedere la formazione dei docenti di matematica. Per esempio, per ogni cosa che si spiega si dovrebbe fare subito un parallelismo pratico. Va da sé che a un buon metodo didattico, segue un buon metodo di studio e l’apprendimento che ne consegue risulti ottimale.
Come ti fa sentire lo studio della matematica nella vita?
Razionale e sereno.
La matematica è scienza o logica?
La scienza ti aiuta nel verificare un processo ripetibile, la logica a perseguirne il risultato, perciò i due concetti sono interdipendenti.
Che opinione hai della fuga dei cervelli?
Fanno bene ad andarsene, visto che l’Italia non offre possibilità: qui non sono né stimolati ne incentivati.

E’ possibile sfatare il luogo comune secondo cui la matematica è adatta solo ai geni?
Si deve assolutamente sfatare, perché la matematica, in realtà appartiene alla massa e il genio invece si distingue, emerge dalla massa perché sfrutta la massa: ne utilizza infatti le esperienze e le esalta grazie alla sua genialità.
Ti ispiri a qualche figura geniale?
Dipende dagli ambiti, il genio è settoriale, ma in rapporto al mio lavoro, direi Michelangelo.
Pensa se nel mondo sparisse la matematica, cosa accadrebbe?
Ci sarebbe il caos! Ma solo per un eventuale quanto probabile osservatore extragalattico che ci osserva nella nostra beata ignoranza.









IO E LA MATEMATICA

Innanzitutto vorrei spiegare cosa sia la matematica per me. In due parole: tutto! Lei è ovunque e ci coinvolge in ogni aspetto del quotidiano, dal fare la spesa, alle più complesse operazioni lei è la protagonista assoluta. Per me essa è contemporaneamente una scienza, una teoria, ma anche quanto di più pragmatico esista nella vita di tutti i giorni.
Il mio primo approccio con la matematica è stato a scuola, in prima elementare, ma ne ho un ricordo molto flebile, come anche per quanto riguarda la prima volta che ho incontrato un numero grande, una cosa che mi è rimasta impressa è invece quando ho imparato l’orologio (e i soldi). Un mio zio insistette, fin dalla prima elementare credo, affinché imparassi a leggere l’orologio e ricordo che inizialmente non volevo perché mi sembrava noioso e non ci volevo sprecare tempo. Successivamente, dopo qualche piccola insistenza e facendomelo sembrare un gioco (mi faceva degli indovinelli) scopersi finalmente che avevo imparato a leggere l’ora in men che non si dica ed ero persino una delle prime nella mia classe a saperlo fare. Ringrazio ancora mio zio per la pazienza avuta con una bambina pigra come lo ero io!
Da questo aneddoto della mia infanzia si apre il divario tra le esperienze extrascolastiche, per me più positive, e quelle scolastiche, decisamente catastrofiche!
Il mio rapporto con la matematica è sempre stato abbastanza conflittuale dalle medie in poi. Purtroppo ho incontrato molti professori, succedutisi durante la mia carriera scolastica, che non avevano, a mio avviso, né amore per la materia né amore per l’insegnamento e gli studenti in generale.
Alle medie i professori che ho avuto non avevano nessuna cura di chi non riusciva a seguire agevolmente e quelle rare volte che rispiegavano lo facevano sempre allo stesso modo, perciò non si andava da nessuna parte e intanto le mie lacune si accumulavano…
Alle superiori raggiunsi il top della mia deficienza matematica grazie alla enorme deficienza della mia professoressa.
Quando spiegava si metteva di spalle alla classe e scriveva interminabili espressioni e logaritmi senza curarsi di chi seguiva e di chi invece, come me, pensava parlasse arabo! Non solo, quelli che avevano tra il quattro e mezzo e il cinque e mezzo fissi come me, non venivano chiamati molto spesso alla lavagna, solo il minimo indispensabile per le interrogazioni, perché altrimenti, a sua detta, si perdeva troppo tempo.
Poi, dalla quarta liceo in poi, decisi di andare a ripetizione di matematica da un altro professore, prima non ne volli sapere, ero talmente demotivata e afflitta( visto che lei stessa faceva delle ripetizioni previste dal mio stesso liceo)…
Ed ecco finalmente che mi si incominciò a squarciare il velo di confusione col nuovo insegnante di ripetizioni di matematica.
Era paziente, sapeva spiegare uno stesso argomento in tanti modi differenti, finalmente, acquisii fiducia e interesse per quella materia a me tanto ostile…purtroppo poi tornando in classe con la mia docente avevo ormai un blocco e continuavo a non brillare in matematica anche se infine raggiunsi il tanto agognato 6!
Questo avvenimento mi fece però capire che non ero io ad essere ipodotata, anche se poi alcune delle mie lacune sono rimaste purtroppo, ma è l’insegnante ad essere determinante, altrimenti il povero allievo sarà compromesso per sempre.
Nonostante tutto, questa mia esperienza ha rappresentato uno degli stimoli che mi hanno spronato a diventare (o almeno a tentare di diventare, nel limite del mio meglio!) una brava e soprattutto motivata insegnante per non ripetere gli errori fatti dai cattivi insegnanti che ho avuto io e per lasciare qualcosa di veramente concreto ai miei alunni.